Maschio e Femmina, Umberto Cavenago
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2010.
Acciaio.
29,7×27×21 cm.
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Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2010.
Acciaio.
29,7×27×21 cm.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2008.
Acciaio, oro giallo 18K e cera vegetale.
29,7×22,5×21 cm.
Opera dell’artista Gianfranco Pardi, 1985.
Opera dell’artista Mauro Staccioli, 2009.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2008.
Acciaio.
29,7×22,5×21 cm.
Opera dell’artista Mauro Staccioli, 2007.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2014.
Acciaio CorTen.
380×220×420 cm.
Un omaggio al futurismo è il blindato che Umberto Cavenago ha immaginato pensando all’Alcova d’acciaio raccontata dal caposcuola dei futuristi, Filippo Tommaso Marinetti.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2008.
Acciaio.
29,7×21×21 cm.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2007.
Acciaio inox e alluminio.
178×156×6 cm.
Opera dell’artista Gianfranco Pardi, 2000.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2017.
Alluminio e acciaio.
80×350×120 cm.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2006.
Acciaio CorTen.
300×205×216 cm.
L’opera prende il titolo da L’alcova d’acciaio, il libro che Filippo Tommaso Marinetti dedica agli ultimi mesi della sua esperienza di guerra nel primo conflitto mondiale. Il libro narra anche le imprese che il giovane tenente compie a bordo della “74”, l’avvenieristica autoblinda Lancia-Ansaldo 1ZM con la quale egli si gettò verso il fronte nemico. Cavenago riprende il mito macchinista di Marinetti per riproporre “La 74” in chiave simbolica e antibellica. Il nuovo veicolo-alcova con il quale l’artista consegna una rilettura dell’esperienza estetica del primo Futurismo, è un’autoblinda di acciaio Cor-Ten, realizzata azzerando tutti gli indizi offensivi del veicolo ispiratore. Ancorché disinnescata e ridotta a volume minimale, essa però conserva un’aura di enigmatica aggressività: “La 74” è una scultura su ruote, apparentemente inaccessibile, al cui interno è collocata un’alcova simbolica costituita da due cuccette di ispirazione militare.
Opera degli artisti Ornaghi & Prestinari, 2019.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2011.
Acciaio.
145×200×45 cm.
Dall’evidente silhouette motociclistica, con linee taglienti che si alternano a fori passanti e sagome rotonde, l’opera rimanda alla dinamicità e al movimento. Realizzata in lamiere d’acciaio nero opaco, tagliate al laser e composte come se seguissero un disegno alla maniera di Fortunato Depero, la scultura, supera l’evocazione del macchinismo futurista degli anni ’20 riorganizzandosi nelle identiche dimensioni della “funzionante” e contemporanea motocicletta italiana CR&S Duu.
Quasi una sua copia stilizzata svuotata da ogni componente funzionale, ha la “ruota motrice” posteriore leggermente sollevata da terra da un elemento di sostegno: un vero e proprio cavalletto che tenendola in equilibrio annulla nello stesso tempo il piedistallo destabilizzandone la percezione.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2018.
Acciaio Cor-Ten ∅120 cm.
Maroggia, Lago di Lugano.
La scultura galleggiante è una interpretazione di una mina navale, una grossa sfera munita di 22 urtanti collocati tra loro in posizione simmetrica. È una declinazione inoffensiva di un ordigno bellico in uso durante gli ultimi storici conflitti mondiali.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2020.
Acciaio CorTen.
400×400×60 cm.
Realizzato in acciaio CorTen, Centrifugo è quasi un parallelepipedo, vuoto al suo interno, disassato nella sua forma e scomposto longitudinalmente per potersi piegare di 30° all’interno del tornante. Un volume decostruito su quattro grandi ruote, due delle quali, quelle all’interno della curva, solidali al suolo e le altre due, quelle esterne, quasi sollevate da terra per via dell’inclinazione.
Opera dell’artista Umberto Cavenago, 2015.
Alluminio, acciaio e gomma.
160×160×25 cm.
Un anello in alluminio scatolato, appoggiato a terra come se fosse una ruota. A un primo sguardo appare come un volume estruso da una corona circolare, ma osservandolo frontalmente si noterà che la proporzione simmetrica è tradita da un errore progettuale nell’organizzazione delle sue dimensioni. La forma è obliqua, le circonferenze parallele che la definiscono sono tra loro traslate, pertanto la rotazione dell’anello segue un disegno sinusoidale con un ritmo di sbilanciamenti da una parte all’altra. La forma è nel movimento. Il percorso della ruota non seguirà la strada più diretta, ma una serie di “divagazioni” allungheranno il percorso perché c’è sempre una strada diversa per raggiungere la meta.